Lettera aperta al commissario Gualtieri, “chi semina vento raccoglie tempesta”

da | 5 Dic 2022 | Inceneritori, Rifiuti | 0 commenti

Caro commissario per il giubileo 2025 Roberto Gualtieri, “chi semina vento raccoglie tempesta”…

La sua esperienza come Sindaco di Roma Capitale è cominciata tragicamente, dato che il decreto per la sua nomina ha fatto cadere il governo Draghi, e potrebbe concludersi ancora peggio: la sua ostinazione nel voler costruire un mega-inceneritore a Roma, probabilmente farà crollare il PD alle prossime elezioni regionali. Una scelta a dir poco scellerata è all’origine della valanga che minaccia di travolgere la sua amministrazione, quella di (auto)progettare e (auto)autorizzare un Piano Rifiuti basato quasi interamente su impianti di combustione, dunque sul recupero di energia, in aperto contrasto con le normative europee e nazionali sull’economia circolare, incentrate sul recupero di materia, e non curante degli effetti che questa scelta avrà sulla salute dei cittadini di Roma Capitale e dei Comuni limitrofi.

Mi chiedo che idea ha lei del futuro di questa città? Perché non c’è alcuna visione di salubrità e sostenibilità nel concepire un mega-inceneritore in grado di bruciare 600.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati l’anno producendo (perché bruciare non vuol dire dissolvere nel nulla) oltre 600.000 tonnellate di CO2, più di 150.000 tonnellate di ceneri da smaltire e un’enorme quantità di polveri sottili ed ultrasottili tossiche che sarebbero disperse in atmosfera nel raggio di almeno venti chilometri intorno al sito di Santa Palomba nel Municipio IX Eur posto ai confini con Pomezia, Ardea ed Albano laziale. Senza dimenticare che questo gioiellino dell’insalubrità andrebbe ad aggiungersi all’inceneritore di Acea nel Comune di San Vittore del Lazio (FR).

Ma questa è solo la punta dell’iceberg della sua politica ambientale (ed economica, data l’incidenza sul bilancio di queste scelte) per Roma Capitale. Vogliamo parlare dei tre grandi impianti di produzione di “bio”gas e “bio”metano previsti per il trattamento dei rifiuti organici differenziati? Come abbiamo già ampiamente dimostrato, si tratta di impianti invasivi e pericolosi, basati in larga parte sugli incentivi statali al “bio”metano: una speculazione bella e buona! Perché favorire una politica speculativa e insalubre quando, seguendo i principi dell’economia circolare previsti dalla legge, la frazione organica differenziata potrebbe essere trattata attraverso una rete di piccoli impianti su scala municipale per il recupero di materia attraverso compostaggio aerobico, certi di non sottoporre la città al rischio di emissioni tossiche in atmosfera?

Nel suo progetto per Roma c’è un solo principio sano, quello di puntare all’autosufficienza impiantistica per Roma e interrompere l’esportazione dei rifiuti differenziati in giro per l’Italia.

Ma è insensato e inaccettabile fondare l’autosufficienza impiantistica su pochi mega-impianti che concentrerebbero l’afflusso di autotreni e autoarticolati in pochi quadranti della città. Tutto questo nel contesto di una metropoli con una mobilità già in stato di precarietà (per usare un eufemismo).

Perché non puntare a un’autosufficienza basata su una rete di impianti di media e piccola taglia decentrati su ogni municipio e sostenibili? Questa idea non nasce dal nulla, ma è contenuta nelle “Linee guida per un piano industriale di economia circolare per Roma” che abbiamo proposto nel 2019 (https://deliberiamoroma.it/economia-circolare-a-roma/). Un progetto sostenibile dal punto di vista ambientale e sanitario ma anche finanziario, perché comporterebbe un investimento pari a meno della metà di quello che lei ha previsto garantendo alla città l’intera linea di infrastrutture e impianti necessaria per il riciclaggio delle frazioni inorganiche, per il recupero di materia tramite compostaggio delle frazioni organiche e lo smaltimento finale degli scarti di lavorazione inertizzati in piccoli depositi temporanei.

Fortunatamente, la sua scelta sciagurata di ignorare a piè pari la gerarchia di trattamento imposta dalle normative sull’economia circolare dei rifiuti e puntare tutto sul recupero di energia attraverso inceneritori e impianti di “bio”gas e “bio”metano ha incontrato una battuta d’arresto.

Sabato scorso ho appreso che i 160 Milioni richiesti da AMA per la linea B del PNRR per i digestori a Biogas non siano stati finanziati dal Ministero, così come ho verificato che anche i 37 Milioni richiesti da Acea per la linea C del PNRR per i digestori a Biogas per i fanghi reflui non siano stati concessi.

Vogliamo credere che la direzione del Ministero dell’ambiente abbia preso in seria considerazione il ricorso al TAR Lazio presentato dal Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare, che allora presiedevo, sulla evidente contraddittorietà dell’avviso pubblico del 15 dicembre 2021, dato che i 2,1 Miliardi erano destinati nel decreto PNRR ad impianti di RICICLAGGIO per l’economia circolare che per legge “esclude il ritrattamento della frazione organica per operazioni di recupero di energia o per produrre combustibili (D. Lgs. 152/2006 art. 183 comma 1 lettera U)”.

Colgo l’occasione per ringraziare tutti i cittadini di Casal Selce, che hanno sostenuto con contributi volontari le spese legali dei ricorsi e gli attivisti di Valle Galeria Libera che sono stati sempre presenti in prima linea. Ritengo, inoltre, poco democratica la sua scelta di escludere “il pubblico” dalla conferenza di valutazione, comprese tutte le associazioni e i comitati che hanno presentato circa 500 osservazioni motivate che sono state completamente ignorate.

Roma 5 dicembre 2022

perito ind.le Massimo Piras
consulente tecnico gestione rifiuti

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